Essere sostenibili
La due diligence sui diritti umani del Gruppo TIM
[G4-DMA-Reporting due diligence on Human Rights-a] Nel 2012, TIM ha preso parte al Company Coaching and Capacity Assessment on Business and Human Rights, organizzato dal Global Compact Network Germania, durante il quale è stato anche spiegato il tool OCAI (Organisational Capacity Assessment Instrument1) per la due diligence sui Diritti Umani nelle imprese (richiesta espressamente dai “Principi Guida”). OCAI è un questionario di autovalutazione che riflette il contenuto dei “Principi Guida dell’ONU su Imprese e Diritti Umani”, costituito da ventidue domande riguardanti i principali elementi della responsabilità delle imprese sui Diritti Umani2. Nella compilazione del questionario OCAI, per ogni domanda, l’impresa o funzione deve valutare la propria posizione – attuale e potenziale - in uno spettro di sei livelli, che va da “non dinamica” a “promoter dei Diritti Umani”3.
Tra gli obiettivi della due diligence ci sono:
- l’identificazione e mappatura dei rischi sui Diritti Umani che derivano dalle attività operative dell’Azienda 4;
- la conferma che ogni tematica sia disciplinata da apposito quadro normativo interno (ad es., policy, procedure), abbia un sistema di gestione che monitori e tracci le prestazioni regolarmente (se possibile attraverso opportuni indicatori, come quelli riguardanti la salute e la sicurezza), abbia le relative responsabilità assegnate;
- la definizione di un percorso di miglioramento graduale che, a partire dal semplice rispetto delle leggi locali, orienta le politiche e i processi dei Diritti Umani verso la condivisione con gli opportuni stakeholder, attraverso appropriate iniziative di coinvolgimento;
- l’evidenziazione degli eventuali divari o incoerenze tra le diverse funzioni dell’impresa e/o tra le diverse società del Gruppo;
- la possibilità del confronto sui Diritti Umani con le altre imprese.
[G4-HR9] TIM ha effettuato la prima due diligence interna sui Diritti Umani dall’autunno 2012 alla primavera 2014, sulla base dei “Principi Guida”, l’utilizzo del questionario OCAI, ed il coinvolgimento delle due maggiori entità del Gruppo in termini di organico (la percentuale di dipendenti coperta è stata del 98%) e di investimenti, ovvero la BU Domestic (escluse Olivetti e TIM Sparkle) e la BU Brasile.
L’intero processo di due diligence è stato studiato e coordinato dalla funzione CSV, la quale
ha invitato le funzioni e società del Gruppo coinvolte alla compilazione del questionario di autovalutazione5. La funzione CSV ha esaminato i questionari compilati e condotto i relativi feed-back con le funzioni italiane al fine di approfondire i contributi forniti e definire gli action plan delle autovalutazioni di livello due e tre (rispettivamente, il 3,1% e l’8,6% di tutte le risposte)6.
Infatti, se dal processo di autovalutazione emerge una situazione di potenziale rischio con riferimento ai Diritti Umani, la funzione interessata è tenuta a comunicare il relativo action plan alla funzione CSV, la quale monitora lo stato di avanzamento dei lavori.
In Italia, al termine dei feed-back, è emerso quanto segue:
- su una scala da uno a sei, il voto medio di tutte le risposte è stato 4,4;
- la necessità di predisporre la policy dei Diritti Umani del Gruppo TIM (circa i 2/3 delle autovalutazioni insufficienti hanno riguardato questo aspetto);
- l’utilità di organizzare corsi di formazione interni sui Diritti Umani.
Gli incontri di feed back programmati in Brasile sono stati rinviati al 2017 in considerazione della predisposizione e diffusione del corso online di (In)formazione sui Diritti Umani che dovrebbe portare ad una migliore conoscenza delle tematiche, con riflessi positivi sulle risultanze della due diligence stessa.
[G4-HR10] [G4-HR11] Anche i risultati degli audit sui Diritti Umani realizzati sui Fornitori del Gruppo sono riportati nel Bilancio di sostenibilità e nella sezione di sostenibilità del sito web del Gruppo.
1 Realizzato da Twentyfifty Ltd con i finanziamenti della Fondazione del Global Compact Germania.
2 Quattro domande riguardano l’eventuale policy sui Diritti Umani, quattro la valutazione degl’impatti effettivi e po- tenziali sui Diritti Umani (derivanti dalle attività e relazioni di impresa), undici riguardano l’integrazione del rispetto dei Diritti Umani nei processi e funzioni dell’impresa, due domande concernono il tracciamento della risposta dell’impresa agl’impatti negativi che ha provocato o concorso a provocare e la relativa comunicazione, e ultimo il meccanismo di denuncia.
3 I due livelli più bassi identificano l’approccio reattivo ai Diritti Umani (rispettivamente, “non dinamico” e “reattivo”), il terzo costituisce l’approccio attivo (“gestione efficiente”), i tre livelli più alti rappresentano l’approccio proattivo ai Diritti Umani (dal basso verso l’alto, si ha “sperimentazione proattiva”, “integrazione strategica”, “promoter dei Diritti Umani”). Il tool non opera come esperto di compliance.
4 Le attività operative dell’Azienda includono anche la catena di fornitura. Tra i gruppi ritenuti vulnerabili, oltre ai minori, gli anziani, i disabili e le comunità locali, TIM ha identificato le popolazioni indigene e il lavoro dei migranti.
5 TIM non ha considerato la domanda riguardante le “conflict-affected areas” in quanto il Gruppo non opera in tali aree.
6 Nessuna risposta di livello uno è stata fornita nel corso del primo round.